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Classificazione della voce, acuti, diaframma...

20/08/2011
Ciao Giulia,
ho letto le tue risposte su cantarelopera.com e ne sono rimasta piacevolmente soddisfatta. Io ho quasi 23 anni, sono entrata ora al secondo anno di conservatorio. Sto studiando con una maestra a dir poco divina, una voce meravigliosa che ha vinto un importante concorso anni fa, arrivando finalista poi al Callas. Insomma stiamo parlando di una che ci sa fare. Io vengo da una situazione particolare, ma forse comune. Ho iniziato a studiacchiare canto a 19 anni, in cui mi hanno classificata come lirico d'agilità da subito, per poi portarmi sul leggero, distruggendomi poi dopo pochissimo tempo, con dei carinissimi micronoduli alle corde vocali. Ora che studio da un anno con questa maestra, in maniera molto corretta poichè i miei micronoduli sono spariti e non più tornati, sono classificata come voce da futuro soprano drammatico, evidentemente la mancanza di tecnica e di suono ben impostato facevano sembrare la mia voce leggerina. Ho un'estensione che va in voce piena dal la grave al do sovracuto, utilizzando un pò di petto scendo fino al fa diesis e sopra quando mando bene il suono preparandolo arrivo anche ad un re sovracuto. Secondo la mia insegnante il mio timbro è già pronto per fare Amelia di un Ballo in maschera di Verdi. Ora non mi sto elogiando, ma giusto per farti capire quante cose ho passato e darti un'idea della mia voce. Il mio problema, è che spesso non riesco ad avere una tecnica costante, nel senso, ci sono giorni in cui mando il suono perfettamente, ed altri che invece è come se il mio corpo dimenticasse come fare, tra i vari disastri che ho avuto, si può dire che canto davvero da un anno. Volevo sapere, se è una cosa normale, o sono io che ho problemi ad immagazzinare qualcosa.
Inoltre la mia tessitura abbastanza pesante, mi da facilmente accenti di forza senza fatica, ma quando sto sul La acuto in poi, tendo a stringere, secondo il foniatra e la maestra, è normale per una voce grande avere questi problemi all'inizio con una tecnica poco consolidata, tu cosa pensi? Ultima richiesta, mi sta venendo insegnata la respirazione che prevede l'allargamento intercostale, quindi come se il costato si allargasse e il diaframma sostenesse soltanto come un pistone che non scende ma rimane fermo ( umanamente possibile ). Alcuni mi dicono che è ottima, altri che invece preclude una giusta apertura e spazio per il giusto fiato.

Aspetto tue gentilissime risposte.
Grazie
Valentina


Cara Valentina,
grazie per la tua interessante lettera.
Mi viene istintivo paragonare le questioni del canto a quelle "di cuore": mai argomenti sono stati e sono così indagati e, ad un tempo, inesauribili!
Di Canto come d'Amore non si finisce mai di scoprire, intuire, capire. Esaltazione e tristezza sono sempre dietro l'angolo: un giorno tutto ci sorride e il futuro ci sembra facile e certo, il giorno dopo ciò che era stato fonte di gioia ci crea disagio, smarrimento, inquietudine, quasi che ciò che sentivamo appartenerci ci sfugga all'improvviso, senza che ne conosciamo i motivi.
Non è così?
Ho fatto questa digressione per suggerirti che non tutto è spiegabile razionalmente quando abbiamo a che fare con la voce : mi sembri una ragazza sensibile, portata all'analisi e alla ricerca, come credo di essere stata io; per questo ti dico che oltre lo studio, la tecnica, la comprensione dei meccanismi vocali, dobbiamo studiare con "il cuore" .
Adesso rispondo alle tue domande.
1. La classificazione della voce.
Come ho detto altre volte non è solo una questione di estensione. Ogni voce ha un suo "centro di gravità" intorno al quale ruota felicemente.
Da non confondersi con la tentazione sempre latente, soprattutto quando la voce non è matura, di "adagiarsi" in tessiture solo apparentemente comode che ci consentono suoni confortanti per le orecchie ma insidiose per la laringe.
Scoprire quel centro, il terreno fertile che darà i migliori frutti è compito in primis dell'insegnante, e poi in sinergia con l'allievo.
Non credo che i micronoduli ti siano venuti per la tessitura da leggero (cosa avrai mai studiato nei primi tempi? forse qualche vocalizzo un po' acuto? o ti hanno fatto cantare subito "Caro nome"?) ma per lo sforzo legato al cattivo uso della voce.
2. Sui risultati altalenanti ti ho già risposto, è normalissimo e fisiologico. E' necessario che la tecnica (e la fiducia in noi stessi) sia solida: ci vogliono anni.
3. Gli acuti.
Quando si irrobustiscono i suoni gravi e i centri, fatalmente, si perdono un po' gli acuti. E' probabilmente il percorso che hai fatto tu: non esagerare con il registro grave e non compiacerti di una voce robusta e "pesante" (?!). Per scalare gli acuti devi liberarti, se ne hai, di zavorre di troppo. Serve leggerezza.
4. Il diaframma "fermo": aiuto, no! Fa male bloccare il diaframma. Il diaframma non può sostenere nulla, sono i muscoli addominali a sostenere il diaframma (che a sua volta sostiene il fiato).
Bloccando il diaframma si creano spiacevoli conseguenze anche sulla facilità di emissione.
Se posso permettermi un consiglio, una delle cantanti che meglio hanno usato e descritto l'uso del fiato è stata Magda Olivero, una grandissima. Ha cantato fino a 90 anni.
Guarda come respira e ascolta le sue interviste.
Un abbraccio, riscrivimi.
Giulia


 
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