Una dei tanti giovani cantanti lirici un poco smarriti
22/07/2013
Gentile Signora Giulia,
mi chiamo Veronica e sono una studentessa universitaria di 23 anni; vorrei raccontare la mia storia perché sono demoralizzata ma allo stesso tempo non voglio mollare quella che è la mia grande passione per il canto.
La mia "avventura" è iniziata a 11 anni, ad una recita scolastica delle elementari, dove la mia voce era stata notata dalla maestra di musica che era una cantante lirica. Fece cantare a me la parte di Violetta durante il brindisi che riuscivo ad eseguire con una tale naturalezza da sbalordire tutti. Fu così che quella stessa maestra insistette con i miei genitori per farmi iniziare lo studio del canto. Presi lezioni dalla mia prima maestra per due anni, ne conservo un ricordo bellissimo e di immenso piacere. Poi la mia insegnante non potè più darmi lezioni. Quindi dopo un anno di fermo fui costretta a cambiare... e lì iniziò il disastro.
La nuova insegnante come prima cosa cominciò a criticare il metodo dell'altra, dicendo che scuriva troppo la voce, insomma la denigrava davanti a me. Ho preso lezioni da questa signora che mi insegnava una tecnica sbagliata: ad esempio mi metteva davanti ad uno specchio mi faceva alzare le bracca incrociarle sopra la testa e mi diceva di tirare la schiena verso l’ altro così avrei raggiunto gli acuti. Altra preziosa perla: mi diceva di tenere la lingua alta verso il palato e che le note acute avevano bisogno di meno sostegno di quelle gravi...
Avevo 16 anni, ma questo atteggiamento non mi piaceva. Studiai con questa signora per 2 anni e mezzo: mi ha mollato proprio alla vigilia dell'esame di ammissione in Conservatorio che superai con la votazione di 6,50 ma ero felicissima e desiderosa di imparare. Ma poi, anche qui, qualcosa andò storto... sulle prime l’insegnate del conservatorio mostrò un discreto interesse per me, mi diede qualcosa da studiare però non mi dava nozioni di tecnica; la mia voce continuava a stagnare, a rimanere sempre la stessa, acerba e dura negli acuti.
Facevo domande, guardavo le allieve più brave, cercavo attraverso l’ osservazione di capire la difficile tecnica della respirazione, il corretto appoggio... Facevo domande ma non ricevevo risposte soddisfacenti e andavo per tentativi (tutti errati).
Ormai in conservatorio non cantavo più, quelle rare volte che cantavo ero presa da un’ ansia incontenibile, avevo paura di aprire bocca e sbagliare, di fare figuracce e quindi mi bloccavo; sbagliato il ritmo non riuscivo più a seguire il pianoforte e mi veniva da piangere... non mi sentivo più all’altezza e non potevo parlarne con nessuno, perché temevo che le mie parole giungessero all’orecchio della Signora. Da questo grande stress a 19 anni comparvero gli attacchi di panico. Era Giugno, avevo la maturità e rimandai gli esamini di passaggio in conservatorio a settembre, ma non stavo bene.
Scelsi di dedicarmi all'università.
La mia insegnante privata mi consigliò di prendermi una pausa di qualche mese per cercare di rilassarmi per riprendermi e re-iniziare a studiare con lei.
Ad 11 anni ero piena di speranze, chiunque mi sentiva era sbalordito dalla mia voce; si prospettava un avvenente futuro che invece non è decollato. Probabilmente è ora che guardi in faccia la realtà e dica “non ho talento” e magari è anche il caso che dica: “basta” trovati un altro hobby. Ma un fuoco è tornato ad ardere, un fuoco che non si è mai spento ma che ha bisogno di qualcuno che se ne prenda cura. Questo desiderio, desiderio di cantare, di imparare, di vivere all’ interno della musica e della bellezza. Voglio imparare a cantare seriamente per esprimere me stessa, per emozionarmi ed emozionare. Ma per fare questo ho bisogno di una guida, di qualcuno che pazientemente si prenda cura di me e mi infonda fiducia nel futuro, nei miei mezzi, e non mi faccia sentire una fallita come più volte è accaduto perché in 12 anni non sono riuscita a concludere qualcosa di soddisfacente.
Grazie dell’ attenzione e per aver sopportato il mio sfogo…
Ps: spero di ricevere un parere "esterno" e oggettivo anche se duro. Preferisco la verità alle illusioni...
Carissima Veronica,
ti ringrazio per avermi voluto raccontare la tua storia.
Premesso che sono convinta che chi ha un forte desiderio di cantare, come te, debba fare tutto il possibile per realizzarlo, credo che tu debba riflettere su alcuni aspetti.
Dalla tua analisi sembrerebbe che la responsabilità delle tue disavventure vocali sia interamente da ascrivere alle insegnanti con cui non ti sei trovata bene, così come ad un/una insegnante che ti segua come tu vorresti affidi l'altra responsabilità, cioè quella di riuscire finalmente a imboccare la strada giusta per imparare, finalmente, a cantare al meglio.
Ora, questo è vero solo in parte. In tutti i rapporti, compresi quello tra allievo/insegnante i meriti e i demeriti vanno sempre condivisi.
Cerco di spiegarmi meglio:
Avere una guida sicura, specie nei primi anni di studio, è certamente fondamentale. Quello che si impara agli inizi, direi nel primo anno, si assimila molto in profondità e, se non è corretto, è molto difficile da distruggere e ricostruire. E' anche questione di fortuna! Però sta anche all'allievo, quando si rende conto che le cose non vanno bene, porsi delle domande e operare delle scelte.
Questa vicenda è iniziata quando tu eri molto giovane, quindi avresti avuto bisogno di consiglio e supporto.
Adesso però hai 23 anni ed è giunto il momento che tu prenda in mano la situazione e con lucidità e coraggio affronti anche le tue responsabilità.
Devi entrare nell'ottica che non esiste un insegnante perfetto al quale ti puoi affidare completamente e che ti risolverà tutti i problemi.
L'insegnante è importantissimo, ma sta anche a te "guardarti intorno", informarti, confrontarti, leggere, ascoltare, cercare, sperimentare.
La via del canto è, partendo da un buon insegnamento, una ricerca continua, che non finisce mai.
C'è chi fa (come ho fatto io x 4 anni, ma tutti i miei compagni di studio venivano da più parti d'Italia) 600 Km (da Roma a Firenze e ritorno) ogni settimana per andare a studiare con la persona giusta. Ho cercato tanto, ho voluto fortemente, mi sono impegnata con tutte le mie forze.
La ricetta sta nella motivazione, nell'evitare la tentazione del vittimismo e dell'auto-commiserazione.
Se spinta dagli stimoli giusti, troverai anche l'insegnante che fa per te.
Forza!!
Un abbraccio
Giulia
P.S.: Scusa la sincerità.
mi chiamo Veronica e sono una studentessa universitaria di 23 anni; vorrei raccontare la mia storia perché sono demoralizzata ma allo stesso tempo non voglio mollare quella che è la mia grande passione per il canto.
La mia "avventura" è iniziata a 11 anni, ad una recita scolastica delle elementari, dove la mia voce era stata notata dalla maestra di musica che era una cantante lirica. Fece cantare a me la parte di Violetta durante il brindisi che riuscivo ad eseguire con una tale naturalezza da sbalordire tutti. Fu così che quella stessa maestra insistette con i miei genitori per farmi iniziare lo studio del canto. Presi lezioni dalla mia prima maestra per due anni, ne conservo un ricordo bellissimo e di immenso piacere. Poi la mia insegnante non potè più darmi lezioni. Quindi dopo un anno di fermo fui costretta a cambiare... e lì iniziò il disastro.
La nuova insegnante come prima cosa cominciò a criticare il metodo dell'altra, dicendo che scuriva troppo la voce, insomma la denigrava davanti a me. Ho preso lezioni da questa signora che mi insegnava una tecnica sbagliata: ad esempio mi metteva davanti ad uno specchio mi faceva alzare le bracca incrociarle sopra la testa e mi diceva di tirare la schiena verso l’ altro così avrei raggiunto gli acuti. Altra preziosa perla: mi diceva di tenere la lingua alta verso il palato e che le note acute avevano bisogno di meno sostegno di quelle gravi...
Avevo 16 anni, ma questo atteggiamento non mi piaceva. Studiai con questa signora per 2 anni e mezzo: mi ha mollato proprio alla vigilia dell'esame di ammissione in Conservatorio che superai con la votazione di 6,50 ma ero felicissima e desiderosa di imparare. Ma poi, anche qui, qualcosa andò storto... sulle prime l’insegnate del conservatorio mostrò un discreto interesse per me, mi diede qualcosa da studiare però non mi dava nozioni di tecnica; la mia voce continuava a stagnare, a rimanere sempre la stessa, acerba e dura negli acuti.
Facevo domande, guardavo le allieve più brave, cercavo attraverso l’ osservazione di capire la difficile tecnica della respirazione, il corretto appoggio... Facevo domande ma non ricevevo risposte soddisfacenti e andavo per tentativi (tutti errati).
Ormai in conservatorio non cantavo più, quelle rare volte che cantavo ero presa da un’ ansia incontenibile, avevo paura di aprire bocca e sbagliare, di fare figuracce e quindi mi bloccavo; sbagliato il ritmo non riuscivo più a seguire il pianoforte e mi veniva da piangere... non mi sentivo più all’altezza e non potevo parlarne con nessuno, perché temevo che le mie parole giungessero all’orecchio della Signora. Da questo grande stress a 19 anni comparvero gli attacchi di panico. Era Giugno, avevo la maturità e rimandai gli esamini di passaggio in conservatorio a settembre, ma non stavo bene.
Scelsi di dedicarmi all'università.
La mia insegnante privata mi consigliò di prendermi una pausa di qualche mese per cercare di rilassarmi per riprendermi e re-iniziare a studiare con lei.
Ad 11 anni ero piena di speranze, chiunque mi sentiva era sbalordito dalla mia voce; si prospettava un avvenente futuro che invece non è decollato. Probabilmente è ora che guardi in faccia la realtà e dica “non ho talento” e magari è anche il caso che dica: “basta” trovati un altro hobby. Ma un fuoco è tornato ad ardere, un fuoco che non si è mai spento ma che ha bisogno di qualcuno che se ne prenda cura. Questo desiderio, desiderio di cantare, di imparare, di vivere all’ interno della musica e della bellezza. Voglio imparare a cantare seriamente per esprimere me stessa, per emozionarmi ed emozionare. Ma per fare questo ho bisogno di una guida, di qualcuno che pazientemente si prenda cura di me e mi infonda fiducia nel futuro, nei miei mezzi, e non mi faccia sentire una fallita come più volte è accaduto perché in 12 anni non sono riuscita a concludere qualcosa di soddisfacente.
Grazie dell’ attenzione e per aver sopportato il mio sfogo…
Ps: spero di ricevere un parere "esterno" e oggettivo anche se duro. Preferisco la verità alle illusioni...
Carissima Veronica,
ti ringrazio per avermi voluto raccontare la tua storia.
Premesso che sono convinta che chi ha un forte desiderio di cantare, come te, debba fare tutto il possibile per realizzarlo, credo che tu debba riflettere su alcuni aspetti.
Dalla tua analisi sembrerebbe che la responsabilità delle tue disavventure vocali sia interamente da ascrivere alle insegnanti con cui non ti sei trovata bene, così come ad un/una insegnante che ti segua come tu vorresti affidi l'altra responsabilità, cioè quella di riuscire finalmente a imboccare la strada giusta per imparare, finalmente, a cantare al meglio.
Ora, questo è vero solo in parte. In tutti i rapporti, compresi quello tra allievo/insegnante i meriti e i demeriti vanno sempre condivisi.
Cerco di spiegarmi meglio:
Avere una guida sicura, specie nei primi anni di studio, è certamente fondamentale. Quello che si impara agli inizi, direi nel primo anno, si assimila molto in profondità e, se non è corretto, è molto difficile da distruggere e ricostruire. E' anche questione di fortuna! Però sta anche all'allievo, quando si rende conto che le cose non vanno bene, porsi delle domande e operare delle scelte.
Questa vicenda è iniziata quando tu eri molto giovane, quindi avresti avuto bisogno di consiglio e supporto.
Adesso però hai 23 anni ed è giunto il momento che tu prenda in mano la situazione e con lucidità e coraggio affronti anche le tue responsabilità.
Devi entrare nell'ottica che non esiste un insegnante perfetto al quale ti puoi affidare completamente e che ti risolverà tutti i problemi.
L'insegnante è importantissimo, ma sta anche a te "guardarti intorno", informarti, confrontarti, leggere, ascoltare, cercare, sperimentare.
La via del canto è, partendo da un buon insegnamento, una ricerca continua, che non finisce mai.
C'è chi fa (come ho fatto io x 4 anni, ma tutti i miei compagni di studio venivano da più parti d'Italia) 600 Km (da Roma a Firenze e ritorno) ogni settimana per andare a studiare con la persona giusta. Ho cercato tanto, ho voluto fortemente, mi sono impegnata con tutte le mie forze.
La ricetta sta nella motivazione, nell'evitare la tentazione del vittimismo e dell'auto-commiserazione.
Se spinta dagli stimoli giusti, troverai anche l'insegnante che fa per te.
Forza!!
Un abbraccio
Giulia
P.S.: Scusa la sincerità.
CONTINUA A LEGGERE LE RISPOSTE DI GIULIA
COMMENTI