Passaggio vocale
Cara Giulia, complimenti per il sito e la tua sapiente disponibilità e cortesia.
Mi chiamo Andrea, ho 54 anni e studio canto moderno con un tenore da qualche anno (in precedenza facevo tutto da solo, ma quando ero giovane). Ho alcune difficoltà che non riesco a superare e mi piacerebbe avere anche un tuo consiglio. Prima di tutto la mia estensione è grosso modo quella di un baritono ma è molto estesa anche verso il basso ed è potente, anche troppo considerando che il fiato andrebbe dosato (il lavoro attuale consiste infatti nel togliere fiato). La mia principale difficoltà risiede nell'incapacità di affrontare il passaggio correttamente. Mi spiego meglio. Le note basse non mi danno problemi, ma neppure quelle alte, nel senso che dopo che sono "passato", diciamo intorno al re#/mi, non incontro più nessuna difficoltà fino alla mia massima estensione attuale (la#). Il problema concerne le note che vanno dal la dell'ottava precedente fino al re. La sensazione è quella di una continua attivazione retrolinguale, che spinge sulla laringe impedendomi la fuidità dell'emissione e soprattutto la capacità di mantenere una nota, per esempio un normalissimo do. A volte mi arrabbio perchè la mia lingua sembra dotata di vita propria che si comporta al contrario di come il cervello cosciente vorrebbe. Un altro errore, in fase di correzione solo per quanto concerne la posizione, e che comunque influisce sull'appoggio, consiste nell'apertura costo-diaframmatica, che tende a "sgonfiarsi" troppo repentinamente compromettendo l'appoggio e il sostegno, cosa che invece non accade in una tessitura più alta. Anche quando mi sforzo di restare "aperto", ho grandissime difficoltà a tenere la nota compresa nel range di cui sopra.
Ti sarei grato se potessi darmi qualche ulteriore consiglio.
Grazie e ancora complimenti.
Andrea
Sosteneva Lauri Volpi che tutte le voci hanno una nota particolare, problematica: la nota del passaggio. In alcuni è più accentuata, in altri meno.
Dall'intervista di Fiorenza Cossotto a cura di Antonella Neri (L'integrale all'indirizzo: http://www.cantarelopera.com/le-rubriche/le-interviste-dettaglio.php?id=139):
"....Quindi era tutto basato sulla scoperta della voce naturale: il tanto temuto “passaggio” non si studiava?
Io ho dei passaggi ai quali dopo 50 anni ancora penso... perché il passaggio è la difficoltà assoluta della voce… bisogna continuare a curarlo sempre finchè si canta."
Anch'io devo sempre pensare molto quando eseguo il Mi bemolle e il Mi naturale, poi è tutto più facile.
Su quella nota del passaggio molte cose sembrano non funzionare. Anche il dosaggio del fiato, come succede a te.
E' una questione molto diffusa e molto dibattuta.
Il mio consiglio è quello di semplificare al massimo lo studio del passaggio, cercando di non caricarlo troppo di "responsabilità".
Evitare complicazioni scientifiche e osservare con lucidità quello che accade, senza avere idee predefinite di quello che dovrebbe accadere.
Un esercizio molto utile è studiare il passaggio all'inverso, cioè con vocalizzi in senso discendente di 5 (in seguito anche 3) note congiunte che partano da una nota media e arrivino ad una nota che ha già scavalcato il passaggio. Evitare di isolare quelle note, ma mantenerle sempre all'interno di un vocalizzo.
Un altro esercizio che può esserti utile è quello di alleggerire le note precedenti il passaggio per prepararlo al meglio.
Quasi sempre il punto è qui: chi ha note basse e potenti tende a mantenere lo stesso atteggiamento vocale anche dove invece è necessario cambiare.
Prova a rinunciare ad un po' di suono e alleggerisci almeno tre/quattro semitoni prima delle note che ti danno problemi.
L'attivazione retrolinguale, come la chiami tu, mi fa pensare ad una laringe che sale troppo, probabilmente perchè spinta un po' dalla ricerca di un suono che assomigli a quelli che ti vengono più naturali nelle note basse.
In sostanza, credo, come capita quasi sempre, che piuttosto che "fare" qualcosa, tu debba "non fare" di più.
Fammi sapere
Un abbraccio
Giulia