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News    |    anno 2022

Norma di Vincenzo Bellini torna al Teatro Regio di Parma dopo 20 anni

lunedì 07
mar 2022
Norma, tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, musica di Vincenzo Bellini, debutta al Teatro Regio di Parma, ove torna in scena dopo 20 anni, venerdì 18 marzo 2022, ore 20.00, recite domenica 20 marzo ore 15.30, venerdì 25 marzo ore 20.00, domenica 27 marzo 2022, ore 15.30. Sesto Quatrini dirige l’opera per la prima volta sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coro Martino Faggiani. Protagonisti Angela Meade (Norma), Stefan Pop (Pollione), Michele Pertusi (Oroveso), Carmela Remigio (Adalgisa), John Matthew Myers (Flavio), Mariangela Marini (Clotilde).
L’opera va in scena nel nuovo allestimento realizzato in coproduzione con Teatro Municipale di Piacenza e Teatro Comunale di Modena, con la regia di Nicola Berloffa, le scene di Andrea Belli, i costumi di Valeria Donata Bettella, le luci di Marco Giusti, collaboratore alle luci Giorgio Valerio.
 
Composta per il debutto al Teatro alla Scala, dove l’impresario Giuseppe Crivelli mirava ad assicurarsi un titolo belliniano per l’inizio della stagione dopo i successi milanesi de Il pirata, La straniera, I Capuleti e i Montecchi e La sonnambula, l’opera fu rappresentata il 26 dicembre 1831 con un cast d’eccezione composto dai soprani Giulia Grisi e Giuditta Pasta, dal tenore Domenico Donzelli e dal basso Vincenzo Negrini.
 
Tratto dalla tragedia Norma, ou L’infanticide di Alexandre Soumet, andata in scena al Théâtre Royal de l’Odéon di Parigi nell’aprile del 1831, il libretto di Felice Romani riutilizza il soggetto ambientato nella Gallia al tempo dell’antica Roma sfrondandolo degli elementi fantastici, introducendo elementi legati alla ritualità pagana e modificando il finale. “Non è improbabile – spiega Giuseppe Martini – che, essendo il ruolo di Norma destinato a Giuditta Pasta che l’anno precedente al Carcano di Milano aveva cantato un’aria di pazzia nel finale di Anna Bolena di Donizetti, evidentemente ancora ben vivo nella memoria del pubblico milanese, Romani e Bellini abbiano per questo deciso di cambiare anche il finale di Soumet, in cui Norma alla fine impazzisce e uccide i figli per poi gettarsi da una rupe, optando invece per il classico motivo dell’unione degli amanti nella morte e della generosità d’animo di Norma che accusa se stessa scagionando Adalgisa, più coerente alla psicologia sentimentale della protagonista. I nodi drammaturgici riprendevano idee già impresse nell’immaginario teatrale del pubblico (la figura della sacerdotessa che infrange i voti per amore era stata resa popolare dalla Vestale di Spontini e l’infanticidio come reazione al tradimento amoroso risale a Medea). L’opera attualizza perciò in chiave romantica elementi propri della tragedia classica spostando l’ambientazione nel mondo barbarico”.
 
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