LA GIOCONDA di Amilcare Ponchielli - Trama, Libretto, Opera completa e Personaggi
Dopo 25 anni dalla sua ultima e controversa rappresentazione, “La Gioconda” torna al Teatro alla Scala, un’opera emblematica del genere “grande opera”. Con libretto di Tobia Gorrio, pseudonimo anagrammato di Arrigo Boito, tratto dal dramma di Victor Hugo “Angelo, tiranno di Padova”, questa maestosa opera in quattro atti su musica di Amilcare Ponchielli debuttò nel 1876 alla Scala, diretta da Franco Faccio. Oltre alla sfortunata edizione del 1997, sono memorabili le storiche produzioni: quella del 1948 di Mario Frigerio, con Lucia Turcano, Elena Nicolai e Cesare Siepi, e quella del dicembre 1952 con Maria Callas, Ebe Stignani e Giuseppe Di Stefano. Nonostante il caloroso benvenuto del pubblico, questo ritorno è stato accolto con toni moderati e una certa insoddisfazione.
- LA GIOCONDA, cantatrice (Soprano)
- LAURA ADORNO, genovese, moglie di Alvise (Mezzo-Soprano)
- ALVISE BADOERO, uno dei capi della Inquisizione di Stato (Basso)
- LA CIECA, madre della Gioconda (Contralto)
- ENZO GRIMALDO, Principe genovese (Tenore)
- BARNABA, cantastorie (Baritono)
- ZUANE, regatante (Basso)
- Un CANTORE (Basso)
- ISÈPO, scrivano pubblico (Tenore)
- Un PILOTA (Basso)
Atto I - La bocca del leone
Nel cortile del Palazzo Ducale di Venezia, un grande portone conduce alla Basilica di San Marco. In una nicchia del cortile, una bocca di leone in marmo reca la scritta: “Denunce segrete per via d’inquisizione contro chiunque, con segretezza e vantaggi secondo le leggi”. Nelle vicinanze, c’è lo scrittoio di uno scrivano.
La scena si apre con una folla festosa che si dirige a una regata. Tra la folla, Barnaba, un informatore del Consiglio dei Dieci travestito da cantastorie, osserva Gioconda e la sua madre cieca mentre entrano in chiesa. Barnaba, segretamente innamorato di Gioconda, decide di vendicarsi della madre di lei dopo essere stato respinto nuovamente.
Quando la folla ritorna dalla regata, Barnaba avvicina Zuàne, il regatante sconfitto, insinuando che una stregoneria sia la causa della sua sconfitta e accusa la madre di Gioconda di averlo maledetto. La folla, infiammata dalla calunnia, si scaglia contro la donna. Gioconda e il suo innamorato Enzo cercano invano di difenderla, fino all’arrivo di Laura Adorno e suo marito Alvise Badoero, un nobile e inquisitore, che riescono a salvarla. La madre di Gioconda, riconoscente, dona a Laura un rosario.
Barnaba, rimasto solo con Enzo, gli rivela la sua identità e gli promette di mantenere segreto l’amore tra lui e Laura, confidando che lo fa per ottenere il cuore di Gioconda. Inorridito, Enzo fugge. Barnaba poi denuncia gli amanti, mentre Gioconda, nascosta, assiste alla scena. La folla rientra nel cortile per festeggiare il Carnevale, ma i cori dei fedeli interrompono i festeggiamenti. Gioconda, disperata per il suo destino, decide di unirsi a Enzo quella notte.
Atto II - Il rosario
A notte fonda, un brigantino, l’“Hècate”, è ancorato vicino a una laguna deserta. Barnaba, travestito da pescatore, spia la nave di Enzo e invia un messaggio al naviglio veneziano. Enzo, trepidante, attende l’arrivo di Laura. Barnaba la conduce da lui, ma la donna è turbata. Dopo un momento di dolci parole tra gli amanti, Enzo si allontana per trovare un modo di riportare Laura a casa.
Rimasta sola, Laura prega la Madonna per protezione, ma viene sorpresa da Gioconda, che minaccia di ucciderla se non fuggirà. Laura, spaventata, alza il rosario e Gioconda la riconosce come la donna che ha salvato sua madre, decidendo così di aiutarla a fuggire. Barnaba consiglia ad Alvise di seguire la barca di Laura. Tornato Enzo, Gioconda gli mente dicendo che Laura è fuggita per rimorso, ma lo avverte del pericolo delle galee veneziane. Enzo, per evitare la cattura, incendia la nave.
Atto III - Il narcotico o la Ca’ d’Oro
Scena I: Nella Ca’ d’Oro, Alvise, scoperto il tradimento di Laura, decide di vendicarsi obbligandola a suicidarsi con un veleno. Laura, disperata, è costretta a bere una pozione, ma Gioconda le offre di nascosto un narcotico che simula la morte. Laura, creduta morta, viene portata in una camera mortuaria.
Scena II: Nel palazzo, durante un ricevimento, Barnaba annuncia la morte di Laura. Enzo, sconvolto, viene arrestato da Alvise e condannato a una terribile agonia. Gioconda, disperata, fa un patto con Barnaba per salvare Enzo, promettendogli il suo corpo.
Atto IV - Il canal orfano
In un palazzo in rovina sull’isola della Giudecca, Gioconda attende l’arrivo di qualcuno. I suoi amici le portano il corpo di Laura, trafugato dalla cripta. Gioconda, tentata di uccidere Laura, è interrotta da due voci che annunciano la presenza di un cadavere nella laguna. Gioconda, presa dal rimorso, si ferma.
Enzo, liberato da Barnaba grazie a Gioconda, arriva disperato, ma scopre che Laura è viva grazie a Gioconda. I due amanti, riconoscenti, fuggono. Gioconda, rimasta sola, cerca di suicidarsi, ma viene fermata da Barnaba che le chiede il corpo promesso. Gioconda si uccide, e Barnaba, furioso, le rivela di aver ucciso sua madre, ma è troppo tardi: Gioconda è già morta.
In preda alla rabbia, Barnaba fugge tra le calli veneziane.
A.Ponchielli
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