"RIGOLETTO" di G. Verdi al Teatro Verdi – Santa Croce sull’Arno (PI)
ORFEO InScena - Cantiere Lirico Permanente, che da anni propone al grande pubblico le opere più significative del panorama lirico italiano ed internazionale, è in scena con il capolavoro di G. Verdi - "RIGOLETTO" – sabato 16 marzo 2013 alle ore 21,00 presso il Teatro Verdi di Santa Croce sull’Arno (PI); intenso dramma di passione, tradimento, amore filiale e vendetta, Rigoletto non solo offre una combinazione perfetta di ricchezza melodica e potenza drammatica, ma pone lucidamente in evidenza le tensioni sociali e la subalterna condizione femminile in una realtà nella quale il pubblico ottocentesco poteva facilmente rispecchiarsi.
Il cast diretto dal M° Cristiano Manzoni con la regia di Louise Céline è composto da:
Domenico Peronace (Il Duce di Mantova), Franco Rossi (Rigoletto), Roberta Ceccotti (Gilda), Walter Battaglini (Monterone - Sparafucile), Sabina Caponi (Contessa di Ceprano - Maddalena), Clarissa Toti (Giovanna - Paggio), Marco Mazzinghi (Marullo), Matteo Michi (Matteo Borsa), Jacopo Bianchini (Il Conte di Ceprano), Simone Frediani (Usciere).
Coro degli Amici della Musica di Ponsacco del M° Alessandro Cavallini.
Per informazioni:
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TRAMA:
La scena è ambientata a Mantova e dintorni nel XVI secolo. I personaggi principali sono il duca, il buffone, Gilda (la figlia del buffone), Sparafucile e la sorella Maddalena.
Atto I
Al Palazzo Ducale di Mantova, durante una festa, il Duca discorre con il fido Borsa su una fanciulla (Gilda) che egli vede sempre all'uscita della chiesa. Borsa lo distrae mostrandogli le beltà delle dame presenti. Dopo aver dichiarato il suo spirito libertino in una canzone, il Duca corteggia la Contessa di Ceprano, provocando la rabbia del marito, che viene schernito da Rigoletto, il buffone di corte. Intanto, in disparte, il cortigiano Marullo racconta ai suoi amici che Rigoletto, sebbene gobbo e deforme, avrebbe un'amante. In realtà la giovane, creduta erroneamente sua amante, non è altro che la figlia Gilda. Improvvisamente appare il Conte di Monterone, vecchio nemico del Duca, che lo accusa pubblicamente di avergli sedotto la figlia. Rigoletto lo irride e Monterone maledice lui e il Duca. Il Duca ordina di arrestare il Conte, mentre Rigoletto, spaventato per le parole di Monterone, fugge. Mentre è sulla strada di casa il buffone viene avvicinato da Sparafucile, un sicario prezzolato, che gli offre i suoi servigi. Rigoletto lo allontana. Quindi, giunto sulla soglia di casa, ripensa alla sua vita infelice da buffone e alla maledizione di Monterone, che lo ha profondamente turbato. Tornato a casa, riabbraccia Gilda e raccomanda alla cameriera Giovanna di vegliare su di lei; ma il Duca si è già introdotto nella casa e osserva di nascosto la scena. Poco dopo Rigoletto se ne va e Gilda viene avvicinata dal Duca, che le dichiara il suo amore, spacciandosi per uno studente povero, Gualtier Maldè. Andatosene anche il Duca, Gilda canta il suo amore per lui. Nelle vicinanze, Marullo sta organizzando con un gruppo di cortigiani il rapimento di quella che crede essere l'amante di Rigoletto e si fa aiutare dallo stesso inconsapevole buffone che, bendato, gli tiene ferma la scala d'accesso alla terrazza. Solo quando tutti sono partiti, egli capisce la verità.
Atto II
All'oscuro di tutto, il Duca di Mantova, tornato a cercare Gilda, si dispera per il suo rapimento. Quando i cortigiani lo informano di aver rapito l'amante di Rigoletto, egli comprende cosa è successo e si fa portare Gilda in camera. Entra Rigoletto che, fingendo indifferenza, cerca la figlia, deriso dal crocchio di cortigiani. Quando capisce che Gilda si trova nella camera del Duca, sfoga la sua ira imprecando contro i nobili, che però gli impediscono di raggiungere la stanza. Esce Gilda e finalmente rivela al padre come ha conosciuto il giovane di cui ignorava la vera identità. Per vendicare la figlia disonorata, Rigoletto medita una terribile vendetta. Passa frattanto Monterone, che sta per essere condotto al supplizio. Il vecchio nobile si ferma e osserva il Duca ritratto in un quadro, constatando amaramente che la sua maledizione è stata vana. Quindi esce. Udite le sue parole, Rigoletto replica che la vendetta invece arriverà. Egli ha già deciso di rivolgersi al sicario Sparafucile per chiedergli di uccidere il Duca.
Atto III
Rigoletto ha deciso di far toccare con mano alla figlia chi sia veramente l'uomo che ella continua, nonostante tutto, ad amare. La conduce perciò alla locanda di Sparafucile, nella periferia di Mantova, dove si trova il Duca, adescato dalla sorella del sicario, Maddalena. Gilda ha così modo di vedere di nascosto il Duca, mentre questi canta un elogio all'amore libertino. Mentre all'esterno si avvicina un temporale, il Duca amoreggia con Maddalena, quindi va a riposare al piano superiore. Rigoletto dà ordine alla figlia di tornare a casa e di partire immediatamente alla volta di Verona, travestita da uomo per la sua incolumità; dopo aver preso accordi con Sparafucile, si allontana anch'egli dalla locanda. Ma Gilda, già in abiti maschili, torna presso la locanda e ascolta il drammatico dialogo che vi si svolge. Maddalena infatti, invaghitasi anch'essa del Duca, supplica il fratello affinché lo risparmi e uccida al suo posto il mandante del delitto, Rigoletto, non appena giungerà con il denaro. Sparafucile non ne vuole sapere, ma alla fine accetta un compromesso: aspetterà la mezzanotte e ucciderà il primo uomo che entrerà nell'osteria. Gilda decide immediatamente di sacrificarsi per il Duca: fingendosi un mendicante, ella bussa alla porta della locanda e viene pugnalata a sangue freddo dal sicario. Sparafucile consegna il corpo in un sacco a Rigoletto, che è soddisfatto di aver portato a compimento la vendetta. Tuttavia, quando ode in lontananza la voce del Duca che canticchia La donna è mobile, sconvolto e raggelato, si chiede di chi sia allora il corpo nel sacco. Lo apre e vede Gilda in fin di vita, che in un ultimo anelito chiede perdono al padre e muore tra le sue braccia. Rigoletto, disperato, si rende conto che la maledizione del vecchio Monterone si è avverata.