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News    |    anno 2014

​69ª SAGRA MUSICALE UMBRA

lunedì 01
set 2014
Perugia, Assisi, Gubbio, Montefalco, Passignano sul Trasimeno, San Gemini, Solomeo, Torgiano 
6 - 14 settembre 2014

L'idea di dedicare la 69ma edizione della Sagra Musicale Umbra alla Libertà nasce da due precise suggestioni. La prima proviene dal Pater noster, il testo scelto da S. Em. il cardinal Gianfranco Ravasi per la II edizione del Concorso di composizione sacra intitolato a Francesco Siciliani; il concerto finale di premiazione è uno degli appuntamenti di maggior significato all'interno del Festival. Le ultime parole della preghiera recitano «Libera nos a malo» e la liberazione dal male che affligge l'umanità è attesa universale che supera ogni confine di confessione religiosa e di orientamento politico, particolarmente per le nostre generazioni, figlie degli orrori totalitari del secolo appena scaduto. La seconda suggestione deriva da un anniversario dell'evento che forse incarna l'ultimo capitolo di quell'eredità sinistra, i venticinque anni dalla caduta del muro di Berlino, quando un formidabile vento di libertà spazzò via dall'Europa gli ultimi tiranni. La musica ha lasciato testimonianze altissime dell'aspirazione costante alla libertà, sia in senso religioso che nella copiosa mèsse di lavori scaturiti dall'impegno civile dei compositori. Ripercorrere questo itinerario significa anche sprofondare nella cognizione del dolore ma al tempo stesso alimentarsi della speranza in un mondo migliore, liberato dal male. Le premesse di una società moderna, costruita sulla giustizia, sulla tolleranza, sulla libertà e sulla fratellanza sono parto del Secolo dei lumi. Per queste ragioni, la Sagra si apre quest'anno con un'opera in forma di concerto, che incarna il primo frutto dell'ingegno di Mozart posto al servizio della strategia riformatrice di Giuseppe II d'Asburgo. Il ratto dal serraglio parla di un harem, della condizione femminile nel mondo musulmano, di un maldestro tentativo di liberazione, ma soprattutto parla di clemenza e giustizia, dal momento che è proprio Selim Pascià a sovvertire le sorti del dramma concedendo la libertà alla donna di cui è perdutamente innamorato e rispettando l'amore di Konstanze per l'avventuroso Belmonte, che è anche il figlio del suo acerrimo nemico. Il ritratto ideologico di questo Turc généreux (per dirla con Rameau), sembra tratto direttamente dalle Lettres Persanes di Montesquieu e nelle intenzioni del monarca illuminato finiva per essere, al di là della festosa e colorita turquerie, un manifesto politico. Il ratto dal serraglio fu rappresentato a Vienna nel 1782. Sette anni dopo, la parola libertà metteva le ali e risuonava nelle invocazioni alla nuova Dea cantate, suonate e danzate in ogni angolo della Francia. Quelle musiche, semplici e ferventi, lasciarono una traccia lunga e profonda nella storia della civiltà, giacché in primo luogo alimentarono la potenza civile dell'orazione musicale beethoveniana. In breve, senza quelle marce e quegli inni non avremmo l'Eroica, che è la presa della Bastiglia della musica, e certamente non avremmo il fuoco ideale consegnato all'umanità nella Nona Sinfonia, oggetto in questi giorni di ignobile vilipendio. Con queste musiche rivoluzionarie simbolicamente si aprirà la Sagra, nelle ore immediatamente precedenti all'esecuzione del Ratto dal serraglio. Risuoneranno all'aperto, nello spazio pubblico per cui furono immaginate da grandi protagonisti di quei giorni di grandi speranze quali Gossec e Cherubini. Ascoltare la terza strofa della Marseillaise, sui versi «Amour sacré de la Patrie» e «Liberté, Liberté chérie» nell'armonizzazione in stile religioso di Gossec potrebbe anche suscitare qualche lacrima.

A proposito di Marseillaise, la nuova Orchestra da camera di Perugia insieme al violino di Guido Rimonda ci farà ascoltare la fonte da cui proviene quella melodia iscritta nella storia dell'umanità. È un Tema e variazioni per violino e orchestra di Viotti, il violinista da camera di Maria Antonietta e su quelle note «realiste» vennero disposti inopinatamente i versi esaltati di Rouget de Lisle, guardandosi bene dal rivelarne l'autore, nel frattempo fuggito in Inghilterra. Solo recentissimamente, grazie a Guido Rimonda, la paternità di quella musica è stata ristabilita. La libertà porta sempre con sé l'immagine antitetica dell'oppressione e della tirannide. Per questo abbiamo chiesto al Coro del Maggio Musicale Fiorentino di preparare per la Sagra un pezzo violento e sconvolgente di Darius Milhaud, a quarant'anni dalla scomparsa del grande musicista provenzale. È La mort d'un tyran, composta su un antico testo di Elio Lampridio raccolto nella Historia Augusta, dove si narra la morte di Commodo. La traduzione francese è, tout se tient, di Denis Diderot. Le preghiere di Maria Stuarda, di Boezio e del Savonarola prima dell'esecuzione capitale, formano il trittico immortale dei Canti di prigionia che Luigi Dallapiccola compose durante la Seconda Guerra Mondiale. Agli anni immediatamente successivi al Primo conflitto mondiale risale invece l'ispirato e intimo Requiem di Ildebrando Pizzetti. In questo programma severo e carico di storia, si è voluto poi inserire una perla rara, affidata alla finezza pianistica di Marco Scolastra, che me l'ha fatta scoprire. È la musica a programma di Jan Ladislav Dussek sulle ultime ore di Maria Antonietta, vista non come l'odiata austriaca delle proverbiali brioches ma piuttosto come una martire degli orrori giacobini, con tanto di apoteosi finale. Alla libertà religiosa si ispira la materia musicale del concerto che a Torgiano sarà eseguito dalle voci della Stagione Armonica dirette da Sergio Balestracci. Il programma ruota intorno a William Byrd, massimo compositore dell'epoca elisabettiana, clandestinamente cattolico in tempi di sanguinose epurazioni protestanti. Il congedo «libera nos a malo», che è appunto il seme originario di tutta la Sagra Musicale 2014 e che dà il titolo alla Lectio magistralis del cardinal Ravasi, risuonerà più volte nella Basilica superiore di san Francesco ad Assisi insieme a una Toccata per organo dedicata a Nelson Mandela, grazie alle tre intonazioni nuovissime del Pater noster accostate a quelle illustri di Verdi e di Stravinskij nel concerto finale di premiazione del Concorso intitolato a Francesco Siciliani.

Sarà però a San Gemini che il nostro itinerario verso la libertà troverà quello che forse è il suo vertice emotivo. Gary Graden e il meraviglioso Coro di St. Jacob di Stoccolma daranno vita alla toccante musica di Poulenc sui versi di Paul Eluard, scritti in una Francia calpestata dal terrore nazista. L'ultimo pezzo della cantata Figure humaine è infatti composto su una delle più intense testimonianze di civiltà scaturite negli orrori del secolo breve: «Liberté». Sia questa l'epigrafe di tutto il Festival. 

(......) 
Sur mes refuges détruits? 
Sur mes phares écroulés? 
Sur les murs de mon ennui? 
J'écris ton nom 

Sur l'absence sans désir? 
Sur la solitude nue? 
Sur les marches de la mort? 
J'écris ton nom 

Sur la santé revenue? 
Sur le risque disparu? 
Sur l'espoir sans souvenir? 
J'écris ton nom 

Et par le pouvoir d'un mot? 
Je recommence ma vie? 
Je suis né pour te connaître? 
Pour te nommer 

Liberté.

Per info:
http://www.perugiamusicaclassica.com/sagra-musicale-umbra-pres.cfm
 
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