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Le interviste

Intervista al M° Roberto Gianola

martedì 30
lug 2013

Considerato attualmente uno dei più giovani e promettenti Direttori della nuova generazione, ha intrapreso in poco tempo importanti collaborazioni con orchestre in tutto il mondo.
A cura di Antonella Neri
 
Dirigere oggi: un'aspirazione di tanti che però solo in pochi riescono a concretizzare e a trasformare nella propria professione. Uno di questi è il Maestro Roberto Gianola, direttore giovane ma già ormai affermato a livello internazionale, con il quale ho una piacevole e interessantissima conversazione

Lei ha iniziato prestissimo a studiare musica (5 anni): chi le ha trasmesso questa passione?
E' stato mio padre ad avviarmi allo studio della musica:  trombettista e direttore, anche se per passione e non per professione. In tempo di guerra e con undici fratelli, lui non poteva certo permettersi di dedicarsi alla musica e cosi', fin da quando ero piccolissimo, mi ha trasmesso la sua passione. Infatti ho iniziato a studiare a 5 anni, a 7 suonavo il tamburello nella banda cittadina e a 9 la tromba.

Quanto è importante avere qualcuno che spinga allo studio fin da piccolo, e quanto è stato importante nel suo caso?
E' importantissimo avere a fianco qualcuno che ti incoraggi fin da piccolo, che ti faccia
capire che i progressi si ottengono solo con l'impegno e il sacrificio, nel mio caso e'
stato fondamentale avere un padre-maestro e per di più' esigente.
Un vero maestro di vita come dovrebbero essere tutti i padri.

Come ha scritto anche lei sulla sua pagina FB :
"Da uno studio Eurostat riferito al 2011 L'Italia è all'ultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura e al penultimo posto, seguita solo dalla Grecia, per percentuale di spesa in istruzione."

Di quel poco che spendiamo, pochissimo è destinato all'istruzione musicale.
Sappiamo che la musica è una disciplina ad apprendimento precoce: da noi, eccezion fatta per le Scuole Medie ad Indirizzo Musicale la cui diffusione però non è minimamente adeguata alle richieste del territorio, lo studio della musica è "istituzionalizzato" solo a livello universitario o pre-universitario.

Partendo da questa gravissima lacuna secondo lei qual è l'atteggiamento più equilibrato che deve avere un genitore nei confronti di un figlio dotato? Cosa può e deve fare?
Un genitore che vede nel figlio una dote, in qualsiasi campo, devo cercare in tutti i modi di aiutarlo a far emergere il suo talento e capire se può essere la strada giusta per lui.
In Italia non si fa più quasi niente per la musica e tra pochi anni, se non cambiamo il modo di far
conoscere quest'arte e incoraggiarne la sua diffusione, il patrimonio che abbiamo costruito rischierà di essere distrutto con grande facilità. Quindi il contributo delle famiglie a tenere viva nei figli la passione per la musica è fondamentale per l'intera realtà musicale di un Paese.

E' anche questo il motivo per il quale i giovani direttori sono "costretti" a espatriare per poter esercitare la loro professione, e sappiamo che molti talenti italiani sono stabilmente all'estero.  Quanto è difficile riuscire a dirigere un'orchestra in Italia durante gli studi o all'esordio?
Stranamente, capita proprio che in Italia sia più difficile dirigere che in altri paesi. Almeno nel mio caso è andata così. Ho iniziato a girare nel 2007 dirigendo quasi 50 differenti orchestre, eppure poche volte ho avuto la possibilità di dirigere in Italia.
Capisco però anche i direttori artistici che, quando devono scegliere, difficilmente "rischiano". Preferiscono un direttore esperto, già inserito nel circuito, che rappresenta una garanzia, piuttosto che un giovane anche se in possesso di un grande curriculum.
Se però l'esperienza all'estero agli esordi è stata positiva, successivamente c'è la possibilità di iniziare una collaborazione in un teatro italiano. Purtroppo da noi funziona così.
Penso quindi che sia anche un po' questione di "fortuna", di saper cogliere l'occasione giusta e, naturalmente, dimostrare di poter reggere il ruolo.

Lei come ha fatto?
Io sin dal 1998 ho iniziato un lungo percorso fatto di piccoli concerti da camera, con l'idea di sfruttare qualsiasi opportunità di esibizione per fare esperienza.
E' infatti l'esperienza sul campo che ti fa maturare come - e forse più - dello studio teorico. Poi ho creato un orchestra e organizzavo concerti e opere e questo mi ha dato l'opportunità di debuttare titoli d'opera e concerti sinfonici. Adesso non gestisco più quell'orchestra.
Naturalmente mi rendo conto che non sia proprio alla portata di tutti la possibilità fare questo tipo di "impresa" e di esperienza. 

Sappiamo che in Germania, ad esempio ci sono circa duecento orchestre professionali, solo nella città di Monaco ad esempio sono 12 (a Roma 2...): secondo lei quanto conta l'aspetto culturale nel persuadere o spingere i Governi ad investire nella musica? Ricordiamo che in Italia il FUS è passato dai 527 milioni del 2011 ai 389,8 del 2013.
C' è poco da persuadere! Gli stati che investono sulla cultura sono più' avanti di noi; questo è un dato di fatto. Da quanto si investe in cultura si capisce il grado di maturità e di lungimiranza di un Governo. Senza cultura tutto decade con il tempo. Ma non basta investire risorse economiche nella cultura lasciando milioni di euro da gestire solo a poche persone. La cultura va seguita in ogni aspetto. I teatri, ad esempio, da noi sono lasciati da soli; invece è necessario che il teatro viva, che sia parte integrante del territorio.

Cosa ha pensato quando ha saputo della possibile chiusura del Maggio Musicale Fiorentino?
Quando si cresce sin da piccoli con il sogno di questi teatri, sentire che rischiano la chiusura e' una cosa che fa male dentro. Non posso parlare del Maggio perchè non ho ancora lavorato con loro ma posso ad esempio parlare della Sinfonica di Palermo con la quale collaboro da tempo. Sentire che anche queste prestigiose istituzioni hanno problemi quasi non mi sembra vero.

Quali sono i Paesi dove si studia di più e meglio direzione?
Non ci sono Paesi dove si studia meglio ma esistono i grandi Maestri, di grande qualità, in ogni parte del Mondo

Sono molti i Direttori d'Orchestra che provengono dall'attività strumentale: lei dopo il diploma in tromba e numerosi concerti in Italia e all'Estero, ha deciso di dedicarsi alla Direzione d'Orchestra. Come è avvenuto questo passaggio?
Il passaggio e' avvenuto piano piano. Ho iniziato a studiare direzione con Massimo De Bernart proprio quando lui dirigeva e io ero prima tromba in orchestra. Avevo ottimi contatti, collaboravo con molte orchestre ma sentivo che dovevo avvicinarmi alla direzione.
Per un periodo poi ho mantenuto entrambe le attività, poi però mi sono trovato ad un bivio: sia studiare una partitura che mantenere un certo livello strumentale occupa delle giornate di studio intenso: ho dovuto scegliere.
 

Si è poi principalmente dedicato a dirigere l'Opera Lirica. Da cosa è nata questa passione?
La passione e' nata proprio perché, come trombettista, ho avuto in orchestra quasi sempre esperienza in produzioni d'Opera. Raramente suonavo il sinfonico. Si può dire che io sia nato con l'Opera

Che differenza trova tra le due "professioni"?
La differenza principale e' che da strumentista il mio compito era finito con l'esecuzione della mia parte. Il direttore, invece, deve padroneggiare tutta la partitura per poter trasmettere all'orchestra la sua idea musicale.
Certamente, a mio parere, un direttore che non ha avuto un esperienza in orchestra, si troverà più a disagio sul podio.
Da dentro l'orchestra riesci a cogliere tutte le intenzioni del compositore e quando vai sul podio
sai in partenza che devi ad esempio far respirare tutti con il gesto.

Le principali differenze tra dirigere un'Opera Lirica e una Sinfonica?
Il concerto sinfonico e' davvero tutto nelle tue mani, tutto esce dal tuo braccio e dal tuo carisma.
Nell'Opera invece, il lavoro e' anche trovare un “compromesso” con i cantanti .
In ogni produzione, anche con lo stesso titolo, trovi cantanti diversi con necessita' diverse: la bellezza nel costruire un'Opera e' proprio nel farlo insieme pur mantenendo la tua idea musicale

Lei ha diretto e ha lavorato con artisti di fama internazionale come Mariella Devia e Placido Domingo. Quali impressioni ha avuto lavorando con questi artisti?
Naturalmente sono esperienze uniche con impressioni uniche. Quando ti trovi davanti Artisti di questo calibro, capisci che sono grandi anche nella loro semplicità. Per me è un onore poter lavorare con loro.

Chi è stato secondo lei il più grande direttore di Opera? Ha un direttore di riferimento?
Io ho studiato al conservatorio di Milano, negli anni in cui Muti era direttore alla Scala, sono cresciuto proprio andando a sentire le sue prove e vedere i concerti e le opere che dirigeva. Sono
assolutamente cresciuto con lui.

Ha studiato canto?
No, anche se e' una di quelle cose che mi piacerebbe approfondire.
 
Da anni dirige in tutto il mondo. Ci faccia un breve excursus della sua carriera.
Ho diretto oltre 50 orchestre in tutto il mondo toccando tutti i continenti tranne l'Oceania.
Tra i più importanti concerti ricordo quello alla Carnegie Hall di New York, i concerti all'Arena di Verona, i Pomeriggi Musicali di Milano e la Sinfonica Siciliana.
Sono principalmente un direttore d'Opera anche se ho diretto molta musica sinfonica sempre all'estero. 
Ho in repertorio tutte le opere di tradizione (Traviata, Rigoletto, Trovatore, Nabucco, Aida, Tosca, Bohéme, Butterfly, Manon Lescaut, Barbiere, Nozze di Figaro, Don Giovanni, Elisir d'amore,
Lucia, Don Pasquale, Carmen, ecc. )

Che differenza trova tra il pubblico dell'America latina, dell'est europeo e italiano?
In America latina il pubblico è festoso, allegro... uno spettacolo unico! Nell'est lo trovo molto rispettoso della nostra musica, molto serio. Ma in Italia si trova il pubblico più preparato ed esigente

Quando la vedremo più spesso sul podio delle nostre fondazioni liriche?
Se dipendesse solo da me, naturalmente io sarei sempre in teatro, soprattutto nel mio Paese. Amo stare in teatro, amo costruire un'Opera e confrontarmi con gli artisti.
Ma questo, ovviamente, non posso deciderlo solo io.
Quello che posso dire però è che dove sono stato a dirigere poi sono sempre stato richiamato. Spero di avere in futuro sempre più numerose occasioni di presenza nei nostri teatri

Dirigerà ancora dopo i recenti successi con l'Orchestra dell'Arena di Verona?
Con l'Arena di Verona la collaborazione continua e sicuramente sarò ancora presente nella prossima stagione d'Opera al Filarmonico in un bellissimo allestimento de La Vedova Allegra
 

Quali sono i suoi prossimi impegni?
Dirigerò Elisir d'amore a Vigo in Spagna, un concerto lirico-sinfonico al Lincoln Center di New York, concerti sinfonici in Louisiana (USA), Rigoletto a Seoul e a Dicembre alcuni concerti sinfonici in Repubblica Ceca, Francia e Ungheria.

Cosa consiglierebbe ad un giovane che si affaccia oggi alla direzione in Italia?
Ai giovani consiglio di darsi da fare, di non “aspettare la telefonata”, di proporsi e di avere fiducia in se stessi e nei propri mezzi.
Solo cosi' potranno realizzare i loro sogni...


© Riproduzione riservata


Ringrazio sentitamente il M° Roberto Gianola per la sua disponibilità e per aver condiviso con tutti i lettori di Cantare l'Opera® la sua esperienza.
 
 
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