'Il turco in Italia’? E’ la copia perfetta di 8½ di Federico Fellini’ - ha esordito il regista Davide Livermore incontrando la stampa e parlando del suo lavoro al Rof 2016 - E’ stato lo stesso libretto a suggerirmi questo accostamento perché la vicenda dell’opera è perfettamente sovrapponibile a quella immaginata da Fellini: Rossini e il librettista Felice Romani raccontano del poeta Prosdocimo che cerca il soggetto per una commedia e lo trova nella storia di Fiorilla sedotta dal turco Selim. In 8½ il regista Guido Anselmi (impersonato da Marcello Mastroianni) è in cerca di un soggetto per un film e incontra strani personaggi che via via gli daranno lo spunto adatto’.
‘Lo spettacolo inizia con un breve dialogo di Flaiano: in scena i cantanti rappresentano loro stessi e introducono il gioco del teatro nel teatro. Tutti i personaggi dell’opera saranno poi una proiezione della fantasia di Prosdocimo ma ad un certo punto si ribelleranno pretendendo di avere una vita propria. Così come capita nel film di Fellini, per l’appunto’ - ha proseguito.
Livermore non richiama soltanto il film ma lo ricalca il più possibile riproponendo le scene che hanno fatto la fortuna della pellicola (considerata una delle più belle del cinema) e sono rimaste impresse nell’immaginario del pubblico.
‘Quando si ha la fortuna di avere a disposizioni interpreti come quelli che fanno parte del cast, il gioco è fatto - ha proseguito- Come non vedere Olga Peretyatko (Fiorilla) nei panni di Claudia Cardinale, Pietro Spagnoli in quelli di Mastroianni e Nicola Alaimo in quelli di Peppino de Filippo che con Fellini aveva recitato ne ‘Le tentazioni del dr. Antonio’ (Boccaccio 70)? E che dire di Erwin Schrott che impersona Selim, il protagonista dell’opera? Non assomiglia ad Alberto Sordi ne ‘Lo sceicco bianco’?
L’opera (dramma buffo per musica in due atti su libretto di Felice Romani) ha debuttato ieri sera al ‘Rossini’ (repliche il 12, 15 e 18). Sul podio, a dirigere il Coro del Teatro della Fortuna ‘M. Agostini ‘ (M° Mirca Rosciani) e la Filarmonica ‘Rossini’ è salita Speranza Scappucci, per la prima volta al Rof (ha già diretto l’opera nel 2014 al suo debutto sul podio della ‘Julliard School’ di New York, la scuola dove ha studiato). Sul palco Erwin Schrott nella parte del principe Selim, Olga Peretyatko in quella di Fiorilla, moglie inquieta di Geronio impersonato da Nicola Alaimo, oltre a René Barbera in quella di Narciso e Pietro Spagnoli in quella di Prosdocimo.
Si tratta di una nuova produzione realizzata con la collaborazione del Palau de les Arts ‘Reina Sofía’ di Valencia dove il regista torinese (che è anche cantante, attore scenografo, costumista e coreografo) è sovrintendente. Non si pensi, però, ad una modernizzazione dell’opera come quelle che tanto vanno di moda oggigiorno: ‘Non c’è una nota o un’intuizione di Rossini che venga stravolta e non perché ce lo imponga la direzione artistica della manifestazione che su questo è molto chiara - precisa il regista- Nel corso delle prove sono stato il primo a sorprendermi di come la sovrapposizione funzioni alla perfezione ma in fondo non è poi così strano: Rossini e Fellini sono figli della stessa terra, figli dell’Adriatico, uno di Pesaro e l’altro di Rimini, separati da pochissimi chilometri. E soprattutto, sono stati entrambi capaci di assecondare le istanze che venivano dalla società del loro tempo, assimilandole, facendole proprie e raccontandole. Lo dimostra proprio quest’opera, nella cui partitura non c’è una pagina che non abbia un senso’.
Scritta da un Rossini appena ventiduenne (era nato il 29 febbraio 1792), l’opera fu presentata per la prima volta al Teatro alla Scala il 14 agosto 1814 e fu tutt’altro che un successo, probabilmente perché ‘si trattava di un melodramma di mezzo carattere, non un’opera buffa e nemmeno un’opera seria’.
‘Qualcosa a metà, certo, che è poi quello che a me affascina maggiormente, perché la drammaturgia presenta un profondo scavo dei personaggi e soprattutto, da parte di Rossini, una arguta critica della società del tempo e forse, anche di quella odierna. Voglio dire che Geronio è sì il classico marito possessivo e forse noioso ma Fiorilla, seppure inquieta e non soddisfatta della sua situazione, è tutt’altro che una donna capace di emanciparsi, come ce ne sono tante anche ai nostri giorni’.
Speranza Scappucci - che vanta una splendida chioma fulva - ama molto quest’opera: ‘Dal punto di vista musicale la considero allo stesso livello del ‘Barbiere’ e di ‘Cenerentola’. Per fortuna è stata molto rivalutata in questi ultimi anni. E’ stupenda: ha pagine bellissime, alcune struggenti, altre molto brillanti, alcune addirittura mozartiane, direi. Il duetto del primo atto tra Fiorilla e Don Geronio, ad esempio, è un capolavoro assoluto: litigano e cercano di fare pace, accompagnati da una musica sublime. Sembra davvero di sentire un'aria di Bellini’.
Notevoli, come sempre, i costumi di Gianluca Falaschi che firma anche quelli di ‘Ciro in Babilonia’ (sempre per la regia di Livermore) per i quali ha vinto quattro anni fa il premio Abbiati. Sono vistosi e dai colori vivaci quelli dei turchi (Selim in testa) e dei pagliacci che compaiono all’inizio ed alla fine dell’opera, in puro stile felliniano. Sono eleganti e raffinati quelli indossati dalla Peretyatko che veste gli stessi abiti ‘strizzati’ della Cardinale nel film di Fellini (abito intero stretto in vita e largo fino a metà polpaccio) e di Alaimo, in rigoroso completo scuro con panciotto.
Alcune persone vicino a me, si sono un po’ lamentate del fatto che ‘c’erano troppe persone sul palco e per seguire i loro movimenti non si riesce a seguire la musica’. Non sottoscrivo. Amo molto questo tipo di regia e mi sono molto divertita.
Tutto il cast si è mostrato all’altezza della situazione. Molto applauditi Schrott e Alaimo : quest’ultimo ha ricevuto a Catania il mese scorso il premio ‘Paladino di Sicilia’ . Applaudita ed apprezzata anche la Peretyatko che si è aggiudicata l’Echo Klassik Award 2016 per il cd ‘Rossini!’ (registrato con l’Orchestra e il Coro del Comunale di Bologna) come ‘miglior album solistico/vocale di arie d’opera’. Il riconoscimento della discografia tedesca, tra i più prestigiosi dell’intera Europa, si aggiunge al “Premio Abbiati” dell’Associazione Critici Musicali italiani, conferito al soprano l’anno scorso.
Gli altri titoli principali del ROF sono ‘La donna del lago’ (8,11, 14 e 17 agosto alla Adriatic Arena) che schiera Michele Mariotti sul podio, Damiano Michieletto alla regia e sul palco la star Juan Diego Florez e ‘Ciro in Babilonia’ (10,13,16 e 20 agosto al Teatro Rossini) con Jader Bignamini sul podio, la regia di Davide Livermore e i costumi di Gianluca Falaschi.
Seguirà l’ormai storico ‘Viaggio a Reims’ interpretato dai giovani talenti dell’Accademia Rossiniana, protagonisti quest’anno anche di un concerto vocale nell’ambito del cartellone del Festival; la consueta serie di Concerti di Belcanto (protagonisti Pietro Spagnoli e Monica Bacelli); una nuova tappa del percorso Rossinimania (Il cerchio magico, dedicato a brani composti da Rossini e dai suoi interpreti); l’Hommage à Nourrit di Michael Spyres; i Duetti amorosi di Pretty Yende e Aya Wakizono; il conclusivo ‘Florez 20’, concerto celebrativo del ventennale del sodalizio professionale e affettivo di Juan Diego Flórez con il Rossini Opera Festival e la suggestiva appendice della videoproiezione in diretta in piazza del Popolo; il percorso lirico per bambini ‘Il viaggetto a Reims’; i tradizionali Incontri a cura dei musicologi della Fondazione Rossini.
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