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| anno 2024 |
A Caracalla la parodia de Il barbiere di Siviglia |
lunedì 01
ago
2016
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Alle Terme di Caracalla va in scena, dal 18 luglio con varie repliche fino al 10 agosto, Il barbiere di Siviglia, secondo la moderna versione firmata dal regista Lorenzo Mariani. L’Opera buffa rossiniana diventa così una “buffonata”, con i cantanti ridicolizzati a interpretare personaggi che nulla hanno a che fare con il libretto di Cesare Sterbini e una compagnia di ballo straordinaria che farcisce le scene con danze e piroette tipiche del Musical di Broadway. La scritta Hollywood, che campeggia sul palco, potrebbe giustificare le intenzioni della regia che trasporta l’opera del pesarese in piena atmosfera hollywoodiana. Forse pensando a Caracalla, il regista ha voluto aprire lo spettacolo con la scena degli antichi Romani che giocano a palla sulle note della Sinfonia. L’arrivo improvviso dei ballerini-poliziotti, armati di manganello giallo, fanno ricomporre i personaggi.
E comincia il varietà!
A prevalere è il nonsense…. non il nonsense che nello stile rossiniano conferisce comicità all’azione e ai personaggi in un giocoso fondersi di musica e parole, ma una totale assenza di significato e rispondenza tra la trama del Barbiere e ciò che accade in scena. La musica è penalizzata e i cantanti, per quanto strepitosi possano essere, appaiono in secondo piano, lasciando prevalere solo l’azione scenica.
Lindoro, con una giacchetta tempestata di paillettes dorate, canta la serenata a Rosina, facendosi accompagnare da un suonatore di chitarra al posto del mandolino.
Esilarante Bartolo che balla il tip-tap su un pianoforte gigantesco che irrompe sul palcoscenico.
Ma il colmo del ridicolo è stato raggiunto con Rosina, che ha intonato la sua splendida cavatina chiusa in una grande gabbia, strizzata in un vestitino spumeggiante color giallo canarino che ricordava la simpatica Titti di Gatto Silvestro. Incomprensibile lo spogliarello di Berta, dalla voce limpida e dalle movenze da atleta, in un numero stile Cafè Chantant, tra piume rosse e mega ventagli sventolati dai ballerini. Per non parlare del gran finale, vera e propria ciliegina sulla torta, che ha visto l’ingresso in scena, avvolta da una nuvola sfavillante di coriandoli luccicanti, di un’enorme torta nuziale a più piani.
Ma molti non hanno potuto godere di questi ultimi numeri di cabaret perché hanno pensato bene di andarsene alla fine del primo atto. Altri hanno lasciato la platea poco dopo. A qualcuno invece questo Barbiere rivisitato e molto corretto è piaciuto, in barba alle critiche dei puristi. Alcuni sono rimasti ad applaudire, trovando originale e geniale questa discutibile versione di quella che forse è considerata l’Opera buffa per eccellenza.
I cantanti, in verità bravissimi pur se offuscati dalla sontuosità delle scene, hanno ricevuto i meritati applausi, dal baritono Mario Cassi interprete del factotum, che è entrato in scena a bordo di un’insegna luminosa della bottega da barbiere “Figaro’s”, al tenore Giorgio Misseri che vestiva i panni del Conte d’Almaviva, dal mezzosoprano dal timbro caldo e possente Teresa Iervolino nel ruolo Rosina, al soprano Eleonora de la Peña (Berta), al basso buffo Paolo Bordogna, in scena Don Bartolo, ai bassi Mikhail Korobeinikov (Don Basilio) e Daniele Terenzi (Fiorello).
Eccellenti gli strumentisti dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, magistralmente diretti dal M° Yves Abel. Bravi i cantanti del Coro del Teatro dell’Opera di Roma preparati e diretti dal M° Roberto Gabbiani. Eccellenti i ballerini delle coreografie firmate da Luciano Cannito che ha collaborato anche alla regia dello spettacolo per la gestione degli spazi e i movimenti, sulle scene di William Orlandi.
Un Barbiere contaminato dagli eccessi e dalla modernità che ha sminuito la magnificenza del capolavoro rossiniano, lasciando l’amaro in bocca a chi era andato a Caracalla pensando di assistere alla rappresentazione di un’opera lirica e non di un Musical hollywoodiano.
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Mariella Spadavecchia
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