Contemporaneamente agli studi classici, che lo hanno portato a laurearsi in Lettere
all’Università di Padova, ha approfondito lo studio della tecnica vocale con importanti
personalità del mondo del canto e della ricerca didattica e scientifica sia in Italia sia all’estero.
Ha studiato nei conservatori di Rovigo con Elena Rizzieri. di Padova con Adriana Rossi Castellani, di Verona (dove si è diplomato) con Rina Malatrasi.Ha poi proseguito la sua ricerca con Enza Ferrari, Arnold Rose (autore del trattato “The singer and the voice”) a Londra,con Lucie Frateur (autrice di importanti pubblicazioni scientifiche sul canto) all’Aja, con Lajos Kozma a Perugia e con Carlo Bergonzi a Busseto. Ha seguito inoltre i corsi tenuti da Rodolfo Celletti, Claudia Pinza, Gerard Souzay. Dopo il suo debutto nell’opera “I Lombardi alla prima Crociata” di Verdi, allestita a Busseto nell’ambito del concorso internazionale per voci verdine diretto da Carlo Bergonzi, ha cantato come solista nei più importanti teatri, tra cui La Scala di Milano, l’Arena di Verona, il Massimo di Palermo, La Fenice di Venezia, scritturato personalmente da direttori come Riccardo Muti e Gianandrea Gavazzeni. Numerose sono le registrazioni da lui effettuate per enti radiofonici quali la RAI, Radio France e la Radiotelevisione Svizzera, ed enti discografici come la Bongiovanni. Ha pubblicato saggi e articoli sulla vocalità, apparsi su riviste musicali nazionali come Bequadro, Musica Domani, Nuova Rivista Musicale Italiana e altre. E’ autore del trattato ”Il canto e le sue tecniche” (Ricordi,1987), adottato come testo di studio in quasi tutti i conservatori, del metodo teorico-pratico “Lo studio del canto” (Ricordi,1999),del volume “Riflessioni figurate sul canto” (Armelin,2002) e il libro “I segreti del belcanto” (Curci,2007). E’ docente di tecnica vocale presso l’ ”Accademia d’Arte Lirica” di Osimo (Ancona), di storia dei
metodi e delle tecniche vocali presso il Conservatorio di musica “Steffani” di Castelfranco
Veneto (Treviso) e di vocologia artistica presso la facoltà di medicina dell’Università di Bologna
(sede di Ravenna). E’ stato invitato a tenere corsi e seminari di tecnica vocale al Mozarteum di Salisburgo e presso numerose istituzioni musicali e universitarie italiane. Ha inoltre partecipato come relatore a numerosi congressi scientifici sulla voce cantata, tra cui il III e il V Congresso Internazionale sulla voce artistica, organizzati dal foniatra Franco Fussi a Ravenna, rispettivamente nel 2003 e nel 2007.
“Il cantare naturale”
Si sa che la voce è uno strumento che, se usato bene, esalta al massimo le potenzialità
espressive di chi canta, e, se usato male, le annulla, distruggendo sé stesso..
Condizione della
libertà di espressione è la libertà di emissione, a sua volta resa possibile da ciò che chiamiamo
“tecnica vocale”, stupefacente servomeccanismo che ci consente, grazie al fenomeno acustico
della risonanza libera, di guidare la voce ‘con un dito’ .Alla vera tecnica vocale non si arriva con
gli artifici esterni, con le tensioni volontarie, con i controlli localizzati, con le dissezioni
anatomiche,con le elucubrazioni intellettualistiche, con i meccanicismi foniatrici, ma con la
semplice, vitale, sempre più profonda presa di coscienza del nostro collegamento con la natura
profonda.
Stabilito questo misterioso contatto, ecco improvvisamente scaturire un’energia che “muove le
montagne”.Non si tratta dell’energia dura degli sforzi muscolari e dei contorsionismi ginnici,
ma dell’energia dolce dell’equilibrio interiore e degli atteggiamenti psicocorporei globali, olistici.
Quest’ energia, per quanto invisibile e impalpabile, è reale e “passa”, trascendendo ogni
posizione statica e ogni controllo localizzato, ogniqualvolta riusciamo a stabilire il giusto
rapporto armonico tra le componenti di cui siamo fatti: mente, corpo e sensazioni vitali. I
movimenti muscolari, frutto di questa coordinazione globale naturale e di questo uso centrale
dell’energia, assumono allora una qualità diversa: da rigidi e meccanici diventano essenziali,
sciolti, fluidi, unitari e molto più efficienti.A questo punto tutto cambia, anche la prospettiva
con cui vediamo la tecnica vocale: è il canto a educare i muscoli e non viceversa, è la voce che
controlla il fiato e non viceversa, è la voce che gradualmente trova da sola la posizione, non
noi che la costringiamo in una gabbia di piani alti (abbia o no il nome fatidico e rassicurante di
“maschera”) o in un bunker sotterraneo in cui, “affondando”, rifugiarci. ”Il canto deve basarsi
su una risposta naturale, globale e coordinata di tutto il corpo, altrimenti la gola è costretta
all’iperfunzione per compensare la mancanza di un elemento”, aveva intuito già nell’Ottocento
Giovanni Battista Lamperti, e alla domanda “come si fanno i suoni ‘a fuoco’?” rispondeva: non
si fanno, accadono, come l’arcobaleno”.
Questa è la ‘saggezza vocale’ tramandata dall’antica scuola del belcanto, che ci ha anche
lasciato la formula per conseguire la meta e che è data dalla ricerca paziente e assidua del
rapporto che intercorre tra due elementi fondamentali dello strumento voce: la sintonizzazione
acustica del suono puro, libero, non distorto, resa possibile da una pronuncia essenziale, “a fior
di labbra”, da una parte, e, dall’altra, l’uso dolce dell’energia, la distensione muscolare e
l’apertura degli spazi interni, resi possibili dalla respirazione naturale profonda. |