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INTERVISTA        del:11/08/2021

Intervista a Maria Teresa Leva Intervista a Maria Teresa Leva

Ho conosciuto Maria Teresa qualche hanno fa in uno degli Stage DaltroCanto di Donata D’Annunzio Lombardi, quando stava appena approcciandosi allo studio del ruolo di Aida (della quale è stata recente protagonista della prima allo Sferisterio di Macerata).
Fui colpita dal timbro vellutato e dal suo talento interpretativo, dall’instancabile ricerca del suono che voleva ottenere, ma anche dalla “facilità” con cui affrontava gli impervi contenuti tecnici del ruolo verdiano. Tutto questo in un “dialogo” empatico con la sua insegnante.

Da Reggio Calabria, tua città natale, al Carlo Felice, al Petruzzelli, al Gran Teatre del Liceu di Barcellona, allo Sferisterio di Macerata. Roba da far girare la testa….E sei ancora giovanissima.
La testa gira, sicuramente…Non ho avuto neanche il tempo di realizzare come sia successo tutto… Io vengo dalla musica leggera, ero convinta di andare avanti in quel campo. Ad un certo punto, dopo l’opera-studio al Carlo Felice di Genova, mi sono trovata catapultata in un altro mondo e le cose sono venute da sé. Solo strada facendo ho capito quello che stava succedendo. In tutto questo l’incontro con Donata D’Annunzio Lombardi, la mia maestra, è stato determinante.

Come l’hai conosciuta?
Dopo un concorso, un giornalista venne a farmi i complimenti e a chiedermi con chi studiassi. In realtà non studiavo con nessuno, ero appena uscita dal Conservatorio ma non avevo ancora una guida. Mi diede il suo numero e la chiamai. Rimasi impressionata. Dalla mia voce riuscì a descrivere la conformazione del mio viso, gli zigomi, la bocca, i denti. Dopo un attimo di stupore e smarrimento, mi dissi: è lei la persona giusta. Infatti, fin dal primo momento c’è stata un’empatia altissima che è tutt’ora presente nel nostro rapporto.
Pensa che la prima volta che l’ho incontrata le ho fatto ascoltare dei brani di musica leggera, ancora pensavo a quel genere lì… lei mi disse che non sapeva cosa consigliarmi: “Hai la voce per fare tutto”, queste furono le sue parole.
“Comincia a studiare, poi sarà il tempo a dare le sue risposte”. E così è stato.
Il mio percorso è iniziato con estrema “leggerezza” e serenità, senza avere un obiettivo preciso e senza caricarmi di responsabilità o aspettative. Forse è stata questa la chiave di volta.
E adesso eccomi qua.

Parliamo subito di Aida: un ruolo fa tremare i polsi a molte cantanti, anche di lunga esperienza e in carriera da anni. Cosa hai provato al debutto in un teatro come lo Sferisterio?
L’emozione è stata fortissima, specialmente cantare in pubblico dopo quest’ ultimo periodo così difficile, anzi direi terribile…Poi, salire sul palco dello Sferisterio è qualcosa di speciale: la maestosità del luogo, l’acustica, le luci…ti senti circondata da un’energia incredibile.

Come ti sei preparata a questo impegno così importante?
Aida è un ruolo che adesso sento molto mio.
Quando mi è stato proposto, invece, ho pensato che fosse troppo presto. Ne ho parlato a lungo con il mio agente, Maurizio Maglietta, e abbiamo risolto che l’avrei studiato per un anno, e poi preso una decisione. Devo dire che questa sintonia con Maurizio è un altro elemento fondamentale nell’affrontare la carriera: mi sento capita, incoraggiata e aiutata a fare le scelte giuste e soprattutto quelle che sento più mie. Così è nata anche Aida. Lo studio di quest’opera mi ha consentito di fare un salto di qualità importante, sia dal punto tecnico che musicale, arricchendo il mio ventaglio di scelte interpretative e tecniche, come ad esempio i numerosi piano e i numerosi suoni filati che eseguo. Mi sento sicura: so quali sono le parti dove posso dare un po’ di più e dove invece devo controllare rigorosamente il suono: e tutto questo grazie allo studio minuzioso e approfondito del ruolo fatto con la mia insegnante. Tra le altre cose l’aria “O cieli azzurri” è una delle mie preferite, quella che ho portato molto spesso ai concorsi.

Da Musetta a Violetta ad Aida: qual è l’elemento decisivo che ti ha consentito di affrontare (e tutti con successo) questi ruoli così diversi: la duttilità vocale, l’estensione, il colore, la somma di tutti e tre questi elementi….?
La natura è stata generosa con me. Ho sempre avuto un’estensione molto ampia, sia nel grave che nell’acuto. Ovviamente prima di arrivare a capire quale fosse il repertorio più adatto ho cantato un po’ di tutto, seguendo il gusto e le attitudini. Ho cominciato molto giovane orientandomi dapprima su un repertorio più leggero prima di arrivare alla “corda” del lirico, tendente al drammatico, in cui adesso mi sento a mio agio e mi ritrovo perfettamente.

Fino ad oggi qual è il ruolo che ami di più, quello in cui ti sei sentita subito a suo agio e che sentivi calzarti “a pennello”?
Se mi avessi fatto questa domanda due anni fa ti avrei risposto “La Bohème”, anche perché è una delle mie opere preferite in generale. Poi mi si è presentata la possibilità di vestire i panni di Cio-Cio-San (protagonista di Madama Butterfly di Puccini n.d.r): anche in questo caso, come con Aida, mi sono presa tutto il tempo necessario per studiarla tranquillamente. Quindi l’ho debuttata al Liceu di Barcellona. Lì ero stata chiamata come cover, ho partecipato alle prove senza mai cantare, ma poi è arrivato il momento di salire sul palcoscenico in quel teatro pazzesco, unico. Allora ho pensato che era la mia occasione. Ero agitata, avevo paura, ma mi sono fatta coraggio e mi sono detta: “Lasciati andare!”. Ci ho messo tutta me stessa. Ricordo con grande gioia questo debutto proprio per il “click” mentale che ha rappresentato per me. Ho cantato soprattutto per me stessa.
Quindi anche per questo ti rispondo: “Madama Butterfly”

Cosa ti ha consentito di fare questo step, quali sono gli elementi decisivi per arrivare a farlo?
La preparazione tecnica, la conoscenza e la padronanza del ruolo. Devo anche dire che ogni volta che canto realizzo il mio sogno. E’ la cosa che amo fare di più, la vivo con gioia ma anche con la massima concentrazione.

Il tuo istinto musicale ti attrae più verso i ruoli lirici o drammatici?
Amo i personaggi struggenti.
Facciamo un breve excursus della tua storia formativa: inizi gli studi e ti diplomi al “Cilea” di Reggio Calabria. Possiamo considerare questo dunque il punto di partenza. Com’è proseguito il tuo percorso?
Subito dopo ho conosciuto Donata (D'Annunzio Lombardi, n.d.r) che è sempre stata la mia unica insegnante. Ho partecipato al progetto AsLiCo Opera domani con il ruolo di Pamina nel Flauto Magico. Quando sono cominciate ad arrivarmi le prime proposte e ho deciso di fermarmi per un anno.

Come mai?
Non si può studiare e cantare nello stesso momento. Io avevo bisogno di approfondire e consolidare il lavoro tecnico sulla voce e così ho risolto di dedicarmi esclusivamente allo studio. Ritengo sia stata anche questa una scelta giusta, un investimento per il futuro: credo infatti che per affrontare la carriera sia necessario essere lungimiranti e accostarsi al palcoscenico con la preparazione la più completa possibile. Anche se, ovviamente, non si finisce mai di studiare. Poi sono entrata nell’Accademia del Carlo Felice di Genova e nel 2014 ho cantato il ruolo di Mimì (La bohème), diretta da Giampaolo Bisanti, e quello di Micaela (Carmen), diretta da Andrea Battistoni.

Tu hai partecipato e ottenuto riconoscimenti in vari concorsi. Sono stati più importante per la tua motivazione e la fiducia o è stata un’occasione concreta di affacciarsi alla carriera?
Decisamente la seconda, perché, ad esempio, partecipando al Concorso Ottavio Ziino, che è stato il primo in assoluto, ho vinto un premio speciale che mi ha dato l’occasione di esibirmi in dei concerti.

Quindi consiglieresti ai giovani di partecipare ai Concorsi lirici?
Si assolutamente, ma senza aspettative legate alla carriera. I concorsi servono per fare esperienza, per ascoltare e confrontarti con altre voci. Il confronto e l’ascolto sono due elementi di crescita molto importanti e vanno esercitati il più possibile, specie agli inizi. Ti aiutano a migliorarti.

Torni ancora a fare lezione con la tua insegnante quando puoi, e, se lo è, quanto è importante avere una guida anche questi livelli?
E' un legame molto forte, faccio ascoltare a lei tutto ciò che devo cantare e ci sentiamo anche quando sto per entrare in scena. La sera delle prima di Aida, prima di andare al trucco abbiamo fatto i vocalizzi insieme (a distanza…). Questo mi aiuta anche a creare un “ambiente” psicologico positivo.

In quanti anni hai raggiunto la solidità tecnica che ti viene unanimemente riconosciuta?
Non so dirti precisamente. Credo che la capacità di apprendere il canto dipenda principalmente dalla capacità di entrare in relazione con il tuo corpo, di sviluppare la percezione. La domanda principale da farsi è : cosa sento?” Quando riesci a rispondere hai già fatto un gran pezzo di strada.
Non è stato facile per me stabilire questo contatto con il mio corpo perché non avevo mai lavorato in questo senso. Dipende anche dall’apertura mentale.

Sei molto apprezzata per le tante sfumature che dai alla tua voce, in particolare i “pianissimo” che tanta suggestione suscitano nell’ascoltatore. Un virtuosismo che hai appresso con lo studio?
Si, assolutamente.

Tu sei stata diretta da Graham Vick nel ruolo Donna Elvira nel "Don Giovanni" di Mozart.
Un tuo ricordo del grande regista appena scomparso.
La sua morte per me è stata un duro colpo. Avrei dovuto fare “Un ballo in maschera" con la sua regia, ma sapevo che non stava bene. E’ stato anche molto criticato per le sue scelte anticonformiste. Era il 2012, il pubblico forse non era ancora abituato a certe regie. Anch’io in realtà mi sentii a disagio sulle prime: entravo in scena nel finale del primo atto con un costume fucsia attillatissimo, e tutti dovevamo simulare di drogarci e altre situazioni, diciamo così, “imbarazzanti”. Ma lui ci ha fatto guardare le cose da un punto di vista divertente, ironico. Il cast era formato da cantanti giovani: tra di noi si è creata un’energia speciale.
Curava ogni particolare e pretendeva una grande naturalezza: la mattina ad esempio, prima delle prove, facevamo molti esercizi di mimica, espressione e movimento.

Gli impegni futuri
Butterfly a Valencia, Un ballo in maschera al Festival Verdi del Teatro Regio di Parma, Bohème a Dresda, e un debutto molto importante…

So che sei legata alle tue origini: torni in Calabria quando puoi?
Si, amo la mia terra.

Grazie a Maria Teresa Leva, alla sua disponibilità: oltre che una bravissima cantante in continua ascesa, una persona semplice, solare, dal carattere dolce e affabile.
I migliori e più sinceri auguri di una carriera sempre più luminosa!

autore: admin

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