Francesco Paolo Frontini fu avviato allo studio della musica dal padre, Martino Frontini, studiando violino con Santi D'Amico ed esordendo in un concerto nel salone comunale a tredici anni. A quindici anni era stata eseguita nella Cattedrale di Catania la sua prima composizione (Qui tollis, diretto da Pietro Antonio Coppola).
Nel 1875 fu ammesso al Regio conservatorio musicale di Palermo, studiando con Pietro Platania; in seguito passò al Regio conservatorio musicale di Napoli, dove conseguì il diploma in composizione, sotto la guida di Lauro Rossi.
Tra le sue prime composizioni ci fu la Messa funebre in morte del maestro Coppola. Del 1881 è il melodramma in tre atti Nella, a cui seguirono Sansone (1882), Aleramo, 1883, per il quale si ispirò alla leggenda di Adelasia e Aleramo, Fatalità (1890), Malìa (1893), su libretto di Luigi Capuana[3], Il Falconiere (1899), di ambientazione medioevale, secondo una voga letteraria. Dello stesso periodo è il poemetto lirico Medio-Evo, apprezzato da Jules Massenet.
{..ho letto le vostre composizioni e vi dico con gran piacere la bellezza che vi' ho ritrovato. Quella musica m'ha fatto desiderare di confidarvi le mie impressioni. Invidio le vostre opere e voi scrivete in una lingua musicale che io amo ! Jules Massenet}

Scrisse la musica per l'atto unico di Saverio Fiducia Vicolo delle belle, con la sonata dell'orbo, e quella per la commedia U Spirdu di Antonino Russo Giusti , che andò in scena nel 1920 presso il Teatro comunale Coppola, con la direzione di Gaetano Emanuel Calì. Musicò inoltre Il canto di Ebe, dal Lucifero, e Lauda di suora, dal Giobbe di Mario Rapisardi.
Scrisse inoltre numerose canzoni, melodie, serenate e romanze. Tra questi furono particolarmente apprezzati la Serenata araba e il Piccolo montanaro (dedicato alla sua allieva Innocenza Cavallaro) e la Marcia trionfale
Frontini insegnò musica, contrappunto, all'Ospizio di Beneficenza.

Si occupò di tradizioni popolari, realizzando la prima raccolta di canti siciliani nell' Eco della Sicilia, con cinquanta componimenti radunati per incarico della [Ricordi] nel 1882; una seconda raccolta, compilata nel 1893, Natale siciliano, fu pubblicata presso l'editore De Marchi di Milano.

{Tra gli artisti e compositori dell'Isola voi siete, se non il solo, uno dei pochissimi che comprendono la bellezza e la grazia delle melodie del popolo. Pur componendone di belle e di graziose, Voi sapete apprezzare queste vaghe e dolci reliquie d'un passato che non ebbe storia, e serbate a durevole monumento, delle note piene di sentimento squisito e di candore verginale. Altri non penserà neppure a ringraziarvi dell'opera patriottica da voi compiuta; io Vi ammiro ». Parole, sentite e quasi solenni. Giuseppe Pitrè}

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