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18/04/2012

Cara Giulia buongiorno,
scrivo semplicemente per ringraziare per la bella ed interessante intervista al maestro Juvarra : è stata illuminante nel senso più intrinseco del termine.
Ho 38 anni e studio canto lirico da luglio dell’anno scorso (8 mesi circa).
Poiché vivo in Germania da alcuni anni, prendo lezioni private di tecnica italiana (canto naturale) da un maestro residente a Colonia ed originario della Malesia.
Trovo molto interessante questo mix di razze, paesi e culture ma l’intervista ha evidenziato un limite ostacolante nello stesso : pur avendo un maestro davvero bravo, pignolo, paziente e sensibile (rapporto davvero splendido), non ho mai capito BENE quello che intendesse fintantochè non ho letto la succitata intervista.
Il mio maestro insegna esattamente i medesimi insegnamenti che ho letto nell’intervista, solo che le parole da lui usate (per cultura e lingue diverse) non hanno risvegliato in me i concetti giusti.
Ora mi sembra che tutto quello che mi è stato detto in questi 8 mesi abbia davvero senso.
Il mio povero maestro mi correggeva instancabile e tutte le volte io ricascavo nel tranello di “riprodurre quello che sento” cercando una sonorità rubata magari da un grande come Bruson o Bastianini (son baritono), facendo una fatica pazzesca ad interpretare, articolare emozioni e spesso a centrare toni acuti.
Ad ogni lezione cercava di togliermi inutili impalcature che io puntualmente ricostruivo nei giorni di studio a casa.
Dopo aver letto l’intervista ho rivisto tutto come in un film e di botto ho cominciato a cantare senza sforzo, modulando con facilità, interpretando con naturalezza.
Illuminanti due concetti, in merito alla naturalezza del sillabare e respirare ed in merito allo Yin e Yan del canto (solo con le ombre si evidenziano gli oggetti).
In particolare ero completamente succube della mia stessa potenza (ho una cassa toracica enorme, polmoni enormi e masse muscolari enormi che mi permette naturalmente volumi sonori enormi) il che mi portava a cantare come le trombe di Jericho qualsiasi pezzo.
Dopo aver preso coscienza di ciò grazie alla intervista, riprovo “Di Provenza il mare ed il suol” della Traviata o il “Si può?  - Il Prologo” de i Pagliacci o semplicemente un arietta barocca come “Caro mio ben” o un madrigale come “Amarilli”, tutto senza sforzi, con gioia crescente.

 Ho ancora tanta strada da percorrere, soprattutto in merito alla gestione del fiato ed al colmare le lacune di 38 anni di ignoranza musicale (quando sono andato alla prima lezione non sapevo manco leggere le note), ma sono appassionato, caparbio ed imparo in fretta!

 Grazie, è stato un balzo che mi ha portato anni luce in avanti.


Carissimo Pietro,
sono io che ringrazio te per la splendida lettera.
Se me lo permetti la pubblico sulla mia rubrica.
 
Hai ragione, a volte basta un solo "input" perchè tutto si chiarisca e assuma nuovi contorni. E' successo anche a me.
Riferirò al Maestro Juvarra, è davvero un grande.
Visto che sei così appassionato mi prendo la libertà di consigliarti le sue "Riflessioni figurate sul canto". Magnifico.
In bocca al lupo per i tuoi studi.
 
Un caro saluto
Giulia

 

 
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