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News    |    anno 2018

Le nozze di Figaro al Regio di Torino

giovedì 28
giu 2018
Dal 26 giugno al 6 luglio il Teatro Regio di Torino presenta Le nozze di Figaro, commedia per musica in quattro atti su libretto di Lorenzo Da Ponte e musica di Wolfgang Amadeus Mozart. Dirige l'orchestra Speranza Scappucci mentre la regia è firmata da Elena Barbalich.

Le Mariage de Figaro, secondo tassello della trilogia teatrale di Beaumarchais (il primo è Le Barbier de Séville, il terzo La Mère coupable) andò in scena a Parigi il 27 aprile 1784. Tre anni prima, Luigi XVI ne aveva impedita la messa in scena: «Cela est détestable, cela ne sera jamais joué» (“È detestabile, non sarà mai rappresentato”), troppo scandaloso, troppo critico nei confronti di aristocrazia e clero e troppo rivoluzionario nella figura di quel servo scaltro che rappresenta un terzo Stato che si sta evolvendo. Anni dopo, Napoleone dirà che nel Mariage c’è «la révolution déjà en action» (“la rivoluzione già in azione”).

Nel 1785 Mozart chiede a Lorenzo Da Ponte di scrivergli un libretto da Beaumarchais (è la loro prima collaborazione – scriverà Wagner: «Nel Figaro, il dialogo si fa pura musica e la musica stessa diventa dialogo»). Il librettista, nelle sue Memorie, si attribuisce tutto il merito (ma non è storicamente provato) di aver convinto l’imperatore Giuseppe II che nell’opera quella carica rivoluzionaria sarebbe stata molto smorzata. L’opera va in scena al Burgtheater di Vienna il 1° maggio 1786: dopo la terza recita, l’imperatore è costretto a emanare un’ordinanza che vieta i bis, ma l’opera resta in scena per solo nove repliche. Il grande successo arriva a Praga nel dicembre 1786. Così scrisse Mozart in una lettera: «Qui non si parla che del Figaro, non si suona, non si strombetta, non si canta, non si fischia che il Figaro, non si va a sentire altra opera che il Figaro. Eternamente Figaro!». Tra i tanti ammiratori dell’opera c’è anche Brahms, che scrisse: «Ogni brano del Figaro mi sorprende: il fatto è che non riesco a capire come si possa creare qualcosa di così perfetto. Neppure Beethoven ci è mai riuscito».

 
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