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Wolfgang Amadeus Mozart

Firenze - Maggio Musicale Fiorentino: Il ratto dal serraglio

LA LOCANDINA
Wolfgang Amadeus Mozart
Il ratto dal serraglio, singspiel in tre atti K 384
Libretto di Johann Gottlieb Stephanie
Data dello spettacolo: 14/05/2010
Konstanze Ingrid Kaiserfeld
Blonde Chen Reiss
Belmonte Jörg Schneider
Pedrillo Kevin Conners
Osmin Maurizio Muraro
Selim Pascià Karl-Heinz Macek
Regia Eike Gramss
Scene Christoph Wagenknecht
Costumi Catherine Voeffray

Luci Jacques Battocletti
Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Piero Monti, maestro del coro
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Zubin Mehta, maestro concertatore e direttore d'orchestra

Dai mistici e imprecisati mari del sud di Die Frau ohne Schatten alle più definite, ma sempre stilizzate, terre turche di Die Entführung aus dem Serail, il Maggio Musicale Fiorentino prosegue il suo cammino “verso Oriente” in questa tormentata 72esima edizione. Messa da parte la paura della totale cancellazione del Festival a causa degli scioperi, è andata in scena la prima del singspiel mozartiano, ripresa del riuscito spettacolo di Eike Gramss andato in scena a Firenze nel 1992.

Trasferito dalla più intima Pergola all’ampio Comunale, dopo diciotto anni l’allestimento mantiene la sua gradevolezza di fondo, proponendo con gusto e misura un oriente piuttosto elegante e mai macchiettistico, anche se – non per colpa del regista – l’impianto scenico risulta talvolta fin troppo essenziale nel nuovo spazio nel quale viene collocato. In ogni caso resta l’impronta di una mano felice e graziosa, tra drappi, modellini di imbarcazioni che scorrono su rotaie e un coccodrillo animato da un figurante, che riceve calorosi applausi.

Il numeroso pubblico, a dire il vero, è prodigo di consensi anche per il podio e il cast, che seppur dignitosi sono rimasti ben lontani dal livello superlativo raggiunto dalla Frau. Lo stesso Zubin Mehta non fa certo mancare una direzione esperta e di alta routine, ma si ha l’impressione di una eccessiva rilassatezza (oppure di attenzione nell’accompagnare un cast di livello modesto) e di un passo teatrale che per conseguenza latita. Di conseguenza Mehta resta distante non solo da certe fenomenali prestazioni in altro repertorio (Turandot, Otello o Die Frau ohne Schatten, tanto per ricordare qualche esempio), ma anche dal pregevole mestiere che ha sempre dimostrato negli anni nei suoi non rari accostamenti al Mozart operistico.

Il ruolo di Konstanze è di difficoltà impervia e necessiterebbe di una fuoriclasse. Tale non si dimostra Ingrid Kaiserfeld, in possesso di voce piuttosto robusta e discreta nei cantabili in zona centrale, ma in difficoltà evidenti nei passaggi virtuosistici che sollecitano il registro acuto e sovracuto, per dominare i quali la parte è stata spesso affidata a soprani più leggeri rispetto a quanto il ruolo richiederebbe. La buona resa in Traurigkeit e nei pezzi d’insieme compensa in parte le note francamente brutte che si ascoltano, nei passaggi sopra citati, nelle altre due celebri arie della protagonista, Ach ich Liebte e Marten Aller Arten.

Maggiormente centrata e scenicamente più brillante, talvolta al limite di una simpatica sguaiataggine, la Blondde di Chen Reiss, che si giova della tessitura ben più semplice rispetto a quella di Konstanze. Il Belmonte di Jörg Schneider è reso con voce di piacevole colore (tipico di molti tenori mozartiani di scuola tedesca), difficoltà nel settore acuto ed un paio di vistosi infortuni. In difficoltà Maurizio Muraro nel non facile ruolo di Osmin, che necessita di un’estensione proibitiva, specialmente nelle note basse. Muraro possiede buona presenza scenica e uno strumento di potenza adeguata, che però trova rotondità e morbidezza solo nel registro basso, le cui note estreme sono tuttavia afone, provocando un effetto poco piacevole di voce che improvvisamente si spegne.

Di poco rilievo il Pedrillo di Kevin Conners, il personaggio solo recitato del Selim Pascià di Karl-Heinz Macek e i pochi interventi del coro.
Fabrizio Moschini

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